08 settembre 2006
Crowford Market
Bombay (Mumbay), Crowford Market, agosto 2006
Sono stata poche ore a Bombay. Pioveva. Pioveva. Pioveva.... Il monsone non perdonava e non c'era verso di poter visitare la città con la calma che richiede. Così come mi è apparsa, Bombay era grigia. Grigi i muri dei palazzi, grigie le strade, grigi i taxi che le affollavano. Il ricordo più vivo che ho è forse quello di Crowford Market. Non possono certo mancare i colori in un mercato e questo aveva il suo bel fascino.
Progettato da Lockwood Kipling, il padre dello scrittore, era abbellito da fregi e da una fontana colorata, della quale si erano impadroniti i mercanti, che vi esponevano frutta o vi si sdraiavano sopra.
Bombay, Crowford Market, agosto 2006
All'ingresso un signore interamente vestito di bianco, ci spiega che lui è addetto ad accompagnare i visitatori all'interno, per illustrare i luoghi, ma anche per la loro sicurezza. Ci veniva un pò da ridere: l'impressione era quella di un lavoro inventato per racimolare qualche rupia. Aveva pure una bella targa in ottone, con inciso il numero della sua autorizzazione e in ogni caso non aveva alcuna intenzione di mollarci. Ma... come si fa a seguire una guida? Io proprio non ci riesco: devo girare, devo vedere, devo fermarmi se mi incuriosisce qualcosa. E così, mentre lui ci voleva portare a vedere la frutta, il naso ci porta verso il mercato della carne. "No, lì no, c'è molto puzzo!". No??? Allora deve essere interessante!
Bombay, Crowford Market, agosto 2006
Entriamo, ma ormai l'ora è tarda. Il mercato della carne è in chiusura. Ci sono poche persone e i commerci sono chiusi. Il posto comunque è impressionante. Un topo mi passa accanto ad un piede, i corvi volano sotto i tendoni blu messi a copertura e atterrano sui resti mollicci di qualcosa di indefinito. Un gatto, quasi intimidito, cerca di raggiungere un pezzo di carne.
Alcune persone dormono stese un pò dove capita, altre stanno macinando carne con macchinari che paiono di un altro secolo. Penso che debbano essere i senza casta, i reietti, quelli che ogni giorno toccano "la morte", che ne sentono il puzzo.
Bombay, Crowford Market, agosto 2006
Dopo le foto usciamo e la nostra guida si avvicina di nuovo. Si scusa: "Non è perchè non volevo portarvi, ma vedete, io sono Hindu". E questo mi fa stranamente effetto: penso alla religione Hindù come a quella che maggiormente ha confidenza con la morte, quella per cui vita e morte sono parte di una stessa cosa, per cui la morte stessa è solo l'inizio di un nuovo ciclo, di una nuova vita, eppure, i luoghi dove si dà la morte e le persone che la procurano, devono essere tenuti lontano, come se il semplice contatto o la semplice vista con ciò che è impuro potesse contaminare.
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