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24 marzo 2009
Cento monaci
Myanmar, Amarapura, agosto 2007
Pochi giorni fa, in Tibet, sono stati arrestati altri 100 monaci buddhisti, accusati di rivolta contro il governo di Pechino. Cosa questo significhi, è assolutamente ovvio. I monaci saranno incarcerati, torturati, trattati in maniera del tutto disumana. Ne usciranno pochi da quelle prigioni. Le testimonianze di chi è riuscito ad essere liberato e ha lasciato la Cina sono terribili.
In un mondo diverso, i soldi non potrebbero contare così tanto da continuare ad avere rapporti di qualunque genere con una nazione che sta mettendo in atto un genocidio e un annientamento culturale così radicale. Quanto siamo ipocriti quando ci preoccupiamo dell'estinzione di strane razze di insetti del tutto sconosciute e poi continuiamo a far finta di nulla davanti a tutto questo?
18 marzo 2008
Il Tibet come la Birmaia
Birmania, Amarapura, fila per il riso, agosto 2007
Non mi piace la politica. E' sporca in ogni sua manifestazione e infetta quel che tocca. Ciò che il senso di giustizia urla, non esce mai dalle bocche di chi dovrebbe rappresentarci. Un flebile biasimo è il massimo che si ottiene contro chi sta sparando e uccidendo gente (e monaci) inermi, contro chi, da 50 anni a questa parte, sta distruggendo un'intera cultura, un intero popolo.
"La cricca buddista" è il termine migliore che viene usato dalla Cina per indicare il Dalai Lama e nessuno urla a quei torturatori, a quegli assassini, mistificatori della verità, la realtà di ciò che sono. Denaro, potere, avidità fanno passare sopra la sistematica distruzione di persone, di tradizioni, di cultura.
La nostra impotenza di normali uomini e donne, davanti a tutto questo sembra insuperabile. E così perdiamo il Tibet, come la Birmania, due gemme preziose che pure appartengono anche a noi, in quanto membri del genere umano.
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