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India, Mumbay, Crowford Market, agosto 2006
Ho finito ieri di leggere "La Città della Gioia". Il libro è conosciutissimo e ne è stato tratto anche un film. Si svolge in una bidonville (anzi, meglio, in uno slum) di Calcutta e le descrizioni delle tragiche condizioni in cui vive la gente sono veramente terrificanti. Mi è difficile pensare ci siano persone che ogni notte, come cala il buio, si stendono a dormire sul pavimento di terra battuta e vengono puntualmente assalite da topi e scarafaggi, scolopendre e scorpioni, senza che possano farci nulla. E' angoscioso pensare che non solo ancora ci siano persone che muoiono di lebbra, ma addirittura che non hanno neppure la possibilità di evitare che le larve di mosche si annidino nei moncherini. Un libro che pare una galleria degli orrori che, spero, con il passare del tempo, siano stati drasticamente combattuti e ridotti, grazie anche a persone come l'autore del libro stesso.
Ma se il racconto fosse solo una serie di orrori, non sarebbe stato altro che un'occasione di denuncia. Invece, è una grande lezione di umanità e, in un mondo che si regge sulle apparenze superficiali, è un grande e potente invito a non fermarsi a guardare solo la pelle delle cose e degli uomini.