30 aprile 2008

Cielo, mare, vento, sole


Corsica, La costa dall'alto, aprile 2008

Oggi un'amica mi ha dedicato un dolce e quando un'amica come Pinella crea un dolce, è sempre un avvenimento speciale. Lei ha le mani d'oro e una grande passione per la pasticceria. Anch'io in effetti amo la pasticceria, ma nel senso che faccio pasticci...
Quindi non posso certo ringraziarla con un altro dolce, ma spero che possa godersi questa immagine. Cielo, mare, vento e sole: la forza e la poesia riunite in un solo attimo.

29 aprile 2008

Alla fine bisogna sempre tornare


Corsica, la spiaggai della Palombaggia, aprile 2008

Quattro giorni, solo quattro, per percorrere in lungo e in largo la Corsica e mille chilometri di curve e saliscendi. Baie nascoste, acque cristalline, mare, monti e foreste, sole e neve, vento e spruzzi d'acqua, sabbia fine e rocce. Per non parlare dei cavalli, degli asinelli, dei maiali che gironzolano liberi e che quasi entrano in macchina col muso fangoso (fango?? ma siamo sicuri che fosse solo fango?). Ora ho tanto di quel lavoro da fare per scaricare le foto e catalogarle e ricordare dove e come e quando! Solo un piccolo anticipo, giusto per farvi sognare un po' di sole, che con la pioggia di oggi, ce ne è bisogno!


Corsica, fra Porto Vecchio e la spiaggia della Palombaggia, aprile 2008

11 aprile 2008

Il Monte Popa


Birmania, Vista del Monte Popa, agosto 2007

Per andare al Monte Popa, ad alcuni chilometri da Bagan, noleggiammo una jeep. Non so se il signor Jeep sarebbe felice di sentir chiamare jeep quell'auto, ma per tale ce l'hanno spacciata. Due posti davanti, un cuscino per schienale dietro, tutti rivestiti di un foglio trasparente di plastica per proteggere la tappezzeria. Il contachilometri non segnava più di 20 Km all'ora. Non c'erano portiere e così mi resi conto di cosa intendevano con l'espressione, usata per proporci il noleggio dell'auto "you don't need air conditioned": sono quel genere di trovate fra il furbo e l'innocente che io trovo assolutamente geniali, e mi affascinano completamente. Come se non bastasse, l'auto non aveva i tergicristalli e questo non lo giudicai un bene, visto che stavamo nella stagione delle piogge!
Comunque, a bordo di questa meraviglia ci dirigemmo verso il monte Popa. La strada sembrava un Eden, dove un misterioso giardiniere provvedeva a tagliare l'erba e concimare i fiori. Ovunque la lantana creava macchie coloratissime.
Poi la strada cominciò a salire, subito dopo un villaggio pieno di vita e dall'aria montana, pieno di verde e di fiori.
Ad un tratto, fra gli alberi si aprì uno spiazzo e in mezzo apparì il monte, con la scalinata e i templi in cima, proprio come nella foto.


Birmania, Monte Popa, Tempio di Mahagiri, agosto 2007

Il Monte Popa è sacro ai Nat (così restiamo in tema). Su questo monte sono adorati i 37 Nat più importanti. Il re Anawrahta aveva cercato di eliminare il culto dei Nat, facendo distruggere i santuari dedicati agli spiriti, ma l'opera non gli era riuscita, perchè i santuari furono ricostruiti all'interno delle case. Così escogitò uno stratagemma. Dichiarò che Thagyamin fosse il 37° Nat del Monte Popa e lo elevò al rango di re dei Nat. Ma Thagyamin era una divinità Hindù, che nella mitologia Buddhista, aveva reso omaggio a Buddha a nome di tutti gli dei. Nominandolo re dei Nat, in pratica Re Anawrahta assumeva l'inferiorità degli stessi a Buddha. E fu così che il culto dei Nat da allora divenne subordinato a quello di Buddha, senza però mai sparire.

Ai piedi del monte si trova il tempio di Mahagiri, che ospita le statue di tutti i Nat del monte Popa. Davanti al tempio parte la lunga scalinata che porta fino in cima. Si sale scalzi, ovviamente. E siccome pioveva... il terreno era umidiccio. Ci dissero di lasciare le scarpe al custode. Cercammo di non farlo, ma il custode ci fece notare che non le avremmo ritrovate a causa... delle scimmie! E infatti il Monte Popa è pieno di scimmie, piuttosto esuberanti. Era impossibile mangiare qualunque cosa senza farsela rubare di mano ed erano interessate persino agli zaini sulle spalle.
In cima, il panorama era bellissimo. Nelle stanze ornate di fiori i Nat sono raffigurati con statue estremamente realistiche. Qualcuna l'ho dovuta guardare un paio di volte prima di capire che era finta. La gente arriva, prega, lascia denaro oppure cocco fresco e banane, fiori e acqua. Nulla di sfrenato, come nel Nat Pwe. Comunque l'atmosfera è sempre bella, rilassante, fra i ritmi delle preghiere e i tintinnare dei campanelli. Basta fare attenzione alle scimmie!


Birmania, Monte Popa, Scimmia seduta sulla raffigurazione di un Nat, agosto 2007

09 aprile 2008

La vertigine del Nat Pwe - parte seconda


Birmania, Taungbyon, Nat Pwe, donna con le statuette dei Nat, agosto 2007

Di nuovo fuori, di nuovo trascinata non so neppure dove.
C'è di tutto intorno a noi. Compresa la dolorosa presenza di persone quasi indistinguibili, avvolte come sono nei loro stracci luridi. Stanno stese nel fango a chiedere l'elemosina e non è una cosa che si veda di frequente nel Myanmar. L'elemosina è sempre un gesto importante, che dona crediti agli occhi di Buddha. E infatti, molte persone donano Kyats (la moneta Birmana).


Birmania, Taungbyon, Nat Pwe, agosto 2007

Adesso intorno a me vendono fiori. Mi trovo accanto ad un portico dove si sente un fragore assordante. Una ben strana musica fatta solo di battiti, incessanti, incalzanti, senza melodia, proviene da xilofoni, gong, tamburi, campanelli. Nel mezzo della folla si apre uno spiazzo in cui dei ragazzi e delle donne ballano squotendosi come forsennati.


Birmania, Taungbyon, Nat Pwe, agosto 2007

Quando la musica cessa, si sentono le risate e le incitazioni. Due donne sono in trance. Quando la musica cessa crollano fra le braccia di altre, che le sorreggono. Ma appena i musicisti ripartono, ecco che anche loro, paiono riprendere vita e di nuovo saltano e si agitano. Sono madide di sudore, gli occhi chiusi, roteano la testa e alzano le braccia. E appena cessa la musica, di nuvo si accasciano.
Ci vorrà un vecchio monaco, una sorta di esorcista, per liberarle dal Nat che si è impadronito di loro. Fino a quel momento saranno le spose del Nat.


Birmania, taungbyon, Nat Pwe, agosto 2007

Altrove la festa è fatta di centinaia di capanne dove sono eretti gli altari dei Nat. Famiglie intere paiono riunirsi sedute in terra su teli e tappeti. Hanno ornato di fiori le statue, preparato e condiviso il cibo e il tè fumante. bambini o vecchi dormono sotto i tendoni.


Birmania, Taungbyon, Nat Pwe, Lancio di soldi durante i balli

Molti ragazzi in strada danzano in cerchio davanti ad altre capanne dove i ballano i transessuali, vestiti di gonne lunghe e scintillanti, con gli occhi pesantemente truccati. Alcuni danzano con le spade in mano, altri con le piume di pavone.


Myanmar, Taungbyon, Nat Pwe, agosto 2007

Sotto un altra capanna adornata di fiori e stoffe luccicanti, un'altro danza con delle candele accese in mano, mangia il fuoco e infine si cola la cera bollente sul viso. Si avvicina, sorride, ma è davvero una maschera inquietante, con quella cera rappresa sul viso.



Myanmar, Taungbyon, Nat Pwe, agosto 2007

Torniamo indietro e ripercorriamo con il nostro taxi blu la strada verso Mandalay. I bambini lungo tutto il percorso ci inseguono. Chiedono un pò di soldi e noto che tutti dai finestrini dei pulman e dai camion lanciano monete. E' uno spettacolo di risa, di corse, e di saluti felici.
Siamo stati due giorni alla festa. Non abbiamo visto neppure una faccia occidentale. Eravamo i soli. E questa è forse la cosa più incredibile. E vi assicuro che io non mi sono mai, in nessun istante e per nessun motivo, sentita in pericolo in mezzo a quella calca pazzesca.
Vi sembra folle questo racconto? Folle che ancora oggi un intero popolo creda nella magia, negli spiriti, nel culto animistico delle forze legate ad un luogo? Forse vi sembra folle pure che ci sia qualcuno che, senza doverlo fare per un qualsiasi obbligo, si sia infilato in una festa così pazzesca, solo per essere spettatore e testimone... :-)
Ovvio che la mia risposta è che non ci trovo nulla di folle, o forse trovo tutto meravigliosamente folle. Trovo meravigliosamente bello che ci sia ancora qualcosa di così diverso, antico e ancora così vero, nulla di artificiale o di turistico. Solo noi avevamo la faccia bianca e le macchine fotografiche: tutto quello che avevamo visto e vissuto, non era messo su a uso e consumo dei turisti. E questo vale un viaggio.


Birmania, Taungbyon, Nat Pwe, agosto 2007

08 aprile 2008

La vertigine del Nat Pwe


Birmania, Taungbyon, Nat Pwe, agosto 2007

In ogni viaggio c'è sempre un momento che lo rende diverso da qualunque altro. Un'esperienza, una situazione, un evento, una serie di circostanze. Quest'anno il monsone era incessante. Del resto, prima della nostra partenza nel vicino Bangladesh c'erano state delle inondazioni e benchè il regime tacesse, s'era comunque saputo che anche la Birmania era stata colpita. Finito il giro più classico, ci restavano alcuni giorni che avrebbero dovuto essere dedicati ai trekking fra le tribù o alla visita di Mrauk-U, ma la pioggia non faceva prevedere nulla di buono in nessuna delle due ipotesi. Fu così che tornammo indietro sui nostri passi, dove non avevamo trovato molta pioggia, a Mandalay. Lì, diceva la guida, in agosto c'è una grande festa. Domandammo ai guidatori di tuc tuc: era vero, c'era una grande festa.
La strada girava verso la campagna dopo la Mandalay Hill. Improvvisamente il traffico diventò caotico, ma uniforme. File di camion e pulman stracarichi di gente anche sul tetto percorrevano la lunga dirittura fino a Taungbyon. Nella direzione inversa, gli stessi mezzi conducevano verso Mandalay gente con strani cappellini rossi, ceste piene, fiori e i longyi colorati.


Birmania, Taungbyon, Nat Pwe, agosto 2007

Si tiene ogni anno a Taungbyon il più grande Nat Pwe di tutto il Myanmar. Dura dieci giorni: i dieci giorni prima della luna piena del mese di agosto.
Il Pwe è una festa sacra, in onore, appunto, dei Nat: gli spiriti. Residuo di un antico culto animista, precedente addirittura al buddhismo, i Nat sono gli spiriti degli alberi, delle colline, dei fiumi, ma anche di case e palazzi e possono esercitare grande influenza sui quei luoghi. Il termine stesso, che deriva dal sanscrito significa "signore" o "guardiano". Alcuni Nat derivano da figure storiche, realmente esistite, come certi antichi re, persone morte di una morte violenta. Il culto di questi spiriti sopravvive da secoli sovrapponendosi al buddhismo. I riti del culto dei Nat assicurarano la buona riuscita di un compito o la buona fortuna di una nuova costruzione, legati ad un certo luogo.
Il Nat pwe è la festa degli spiriti. I Nat amano la musica fragorosa, l'incessante martellare delle percussioni.


Birmania, Taungbyon, Nat Pwe, musicisti, agosto 2007

Il fragore della festa serve ad attirare gli spiriti in un luogo e qui il Nat si impossessa delle persone. Normalmente è il medium che viene preso dallo spirito e cade in trance, ma nell'incessante fracasso della musica può capitare che siano altre persone a cadere in trance. Il medium è considerato la "sposa" del Nat e di solito si tratta di un transessuale: un modo fenomenale per legittimare la presenza degli omosessuali in una società (e in un regime) che altrimenti non li tollererebbe.


Birmania, Taungbyon, Nat Pwe, agosto 20087

Ed infatti, quando arriviamo a Taungbyon una folla dei più incredibili personaggi ci avvolge. Taungbyon è composta da poche capanne di legni e paglia, ma migliaia di persone vi si riversano con ogni mezzo e ogni viottolo diventa un fiume di teste dove passare è difficilissimo. Persino le rotaie delle ferrovie sono piene di gente che cammina e i convogli si fermano lì, con la gente che spunta dagli sportelli e dai finestrini, mentre altra cammina sui tetti dei vagoni.


Birmania, Taungbyon, Nat Pwe, agosto 2007

Il nostro autista del taxi blu ci dice di fare attenzione a ladri e borseggiatori, ma non ci accadrà assolutamente nulla. Bancarelle di dolciumi si alternano a venditori di medagliette di plastica dorata, cerchietti per i capelli con assurdi fiorellini di plastica, cappellini di cartapesta rossa a forma di cono. Bisogna fare attenzione a dove mettiamo i piedi.
La folla ci trascina alla pagoda. Nel cortile centinaia di persone sono sedute in terra, mangiano, dormono, parlano, mentre un fiume di teste e braccia porta fiori e frutta all'interno.


Birmania, Taungbyon, Nat Pwe, agosto 2007

Urla, preghiere, richiami: l'ingresso alla cella dove un Buddha dorato guarda sorridente è impossibile. Mi limito a guardare dall'esterno le mani alzate delle persone che, ricolme di doni, cercano di arrivare fino su per deporli.



(continua.... domani!)

04 aprile 2008

Niente accade a caso


Birmania, Lago Inlè, agosto 2007

Una piccola premessa. Quello che sto per pubblicare è un bellissimo racconto di viaggio non mio, ma di Consuelo, una lettrice del blog e una grande viaggiatrice. Ogni tanto ci sentiamo via mail e giorni fa mi ha raccontato questa storia. Poichè la trovo molto bella le ho chiesto di poterla pubblicare. Ve la propongo qui, accompagnate dalle mie solite foto, che purtroppo non si riferiscono ai luoghi. Kalaw, dove si svolge la storia, è un paese di montagna, ma le montagne sono quelle che si affacciano sul lago Inlè, quello della foto. Da Kalaw si parte per i trekking fra le tribù dei monti e quindi, ecco la seconda foto, che rappresenta una normale scena di vita nei villaggi intorno al lago e quindi, credo che si tratti di una scena non molto diversa da quelle che si incontrano nei trekking. E questo è il racconto di Consuelo:

"Dicembre 1998. Primi giorni in Birmania. Frastornati e un po’ preoccupati, come ogni volta all’inizio di un viaggio in un paese così poco turistico e soprattutto con un regime militare dittatoriale. Attendiamo nella nostra Guest House di Kalaw l’arrivo della guida che dovrà accompagnarci il giorno dopo nel nostro primo trekking sulle colline attorno alla città, in mezzo a villaggi Padaung, Pa-o e Shan. Kalaw è situata a 1320 m. sull’altipiano Shan ed è a circa 80 km. dal Lago Inle. Piccola e silenziosa città di montagna circondata da una natura vitale, rigogliosa e selvaggia.
Come in ogni viaggio, pensando ai lunghi tragitti in autobus e ai piacevoli momenti senza televisione, abbiamo portato vari libri fra i quali “Un Indovino Mi Disse” di Tiziano Terziani che furbamente ho iniziato per prima. Una scrittura semplice, accattivante, un libro che mi ha preso da subito…uno di quei libri che non vorresti mai smettere di leggere. Ed è li che mi sono ritrovata nel capitolo dove Terziani fa un accenno al suo primo viaggio in Birmania, a Kalaw ed a Padre Angelo. Kalaw? Padre Angelo? Ma noi siamo a Kalaw! Chissà se il Missionario è ancora qui...
Ci guardiamo, prendo la borsa con i vestitini per bimbi raccolti dalle varie amiche prima di partire e usciamo. Chiediamo informazioni e ci troviamo a percorrere una strada asfaltata tutta curve ed in salita. Arriviamo alla Missione che si trova in fondo alla salita, con la chiesa situata nel punto più alto, quasi a proteggere il paese dalla piccola installazione militare che si trova poco lontano. Non vediamo nessuno, chiediamo permesso ed entriamo in una piccola casa che pensiamo sia la canonica. La stanza ci pare scura e polverosa, piena di mille cose, notiamo subito le immagini del Papa e di Padre Pio alle pareti. Poi lo vediamo. E’ seduto e parla con due turisti stranieri. Ci guarda e ci sorride. Vestito di scuro, con un basco nero in testa, occhiali, capelli, baffi e una lunghissima barba bianca. Potrebbe sembrare quasi un personaggio bohemienne. Come sente parlare italiano si illumina e ci invita a sederci. Ci ringrazia per i vestitini che dice necessari, come necessari sarebbero i medicinali. Ma ci prega di non inviare offerte di qualsiasi genere via posta perché tutto viene confiscato e alla Missione non arriva mai. Si scusa spesso per gli errori nel parlare l’italiano, ma ci dice che è in Birmania da quando aveva 30 anni….una vita! Una vita spesa per difendere e sostenere i deboli per cercare di creare cose che sistematicamente vengono sequestrate dai militari, come la scuola. Ci racconta che è stato anche in prigione. Non è mai stato ben visto in Birmania primo perché cattolico poi, ovviamente, perché non in linea con il regime. Ci chiede come mai siamo li. Gli racconto del libro e della coincidenza. Si mette a ridere, si stuzzica la barba e ci dice: “Niente accade a caso! Il destino ha creato questo momento per voi”. E devo dire uno di quei momenti indimenticabili, che fanno di un viaggio “il viaggio”. Parliamo anche del giornalista italiano che ricorda perfettamente. E’ piacevole parlare con lui, è come avere davanti un libro di storia vivente. Ci parla di sé stesso e del suo amore per la Birmania, e del fatto che non potrà più tornare in Italia perché poi il Regime non gli darebbe più il permesso di soggiorno per tornare. Si augura che le cose cambino e si dispiace di non potere fare molto per farle cambiare perché, sottolinea, “…io sono solo un Prete”. Lo lasciamo immerso nei suoi pensieri e noi con un po’ di malinconia.
Sulla strada che porta nella zona occupata dai militari non possiamo non notare un cartello che riporta sia in Birmano che in Inglese la scritta “Il Tatmadaw (comando militare al potere) non dovrà mai tradire la causa nazionale”.
Ho scoperto proprio da poco che Padre Angelo è morto nel 2001 e che per lui prosegue nella missione Padre Paul.
“Niente, niente come la fantasia aiuta a vedere la realtà” (Tiziano Terzani)"



Birmania, Lago Inlè, agosto 2007

03 aprile 2008

Bopaya Pagoda


Birmania, Bagan, Bopaya pagoda, agosto 2007

Ancora Bagan, ancora una bellissima pagoda. La Bupaya sorge sulle rive dell'Irrawaddy, che il regime ha ribattezzato Ayeyarwady. E' costituita da uno stupa eretto sopra una specie di roccia ovale, completamente rivestita d'oro. La terrazza circolare su cui sorge, si affaccia sul fiume, mentre sotto, altre terrazze circolari degradano fino al fiume. Per la sua visibilità, la pagoda è usata come punto di riferimento dalle barche e dai battelli, quasi fosse un faro. E in effetti, come un faro, si riflette sulle nuvole, formando un arcobaleno d'oro.
La Pagoda, per quanto di antiche origini, ha subito gravi danni nel terremoto del 75 ed è stata quindi n gran parte ricostruita.



Birmania, Bagan, Barche sull'Irrawaddy, agosto 2007

02 aprile 2008

Profumo di primavera



Camogli, aprile 2008

Torno indietro da Bagan per un attimo. Sono troppo belli i pergolati di glicine, appena fioriti con esplosioni di colori pastello, e con il loro profumo. Torna il sole, finalmente!

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