25 settembre 2010

Sognando l'Africa

Tanzania, Serengheti National Park, agosto 2010

E'la prima volta che sogno l'Africa da quando sono tornata.
Quello che mi feriva nel sogno era il tempo limitato: 10 giorni solo 10 giorni. E quei 10 giorni erano volati via. Come in un sogno, appunto, visto che di un sogno si trattava. Solo dieci giorni per respirare la polvere della savana, vedere i giganti della terra abbattere i tronchi, odorare il vento del deserto, farmi pungere dal freddo degli altopiani, conoscere vite diverse. Poi, l'Africa sfumava in città dense di polvere nera, di vite affannate fra muri di cemento, sfumava dietro finestre altissime, dietro le macchine, dentro spazi ristretti del tutto innaturali.
E nel mio sogno non potevo credere che quella era la mia normalità. Mi mancava lo spazio, l'enorme, immenso spazio e il vento che non si ferma mai e i silenzi.
Era un sogno. Solo un sogno.
Però è così che mi sono sentita lasciando il Serengheti per tornare alla "civiltà". Avrei voluto continuare ancora, dormire ancora sotto la mia pccola tenda piantata in mezzo al nulla della savana, guardare le stelle brillare nel buio assoluto sopra la mia testa, e poter pensare che domani, domani, sarei stata ancora lì.

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